Anfiteatro Flavio - Campi Flegrei on-line

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Anfiteatro Flavio

ARCHEOLOGIA > Pozzuoli


L’Anfiteatro puteolano, iniziato sotto Nerone, è detto flavio, perché completato da Vespasiano nella seconda metà del I sec a.C.
Realizzato in opera reticolata e laterizio, per le sue dimensioni (poteva contenere almeno 20.000 spettatori) è il secondo della Campania, dopo quello di Capua, e il terzo d’ Italia, essendo primo in assoluto per grandezza il Colosseo di Roma.
L’edificio si presenta oggi in cattivo stato di conservazione, a causa di una devastante opera di spoliazione che dal Medioevo fino al XVI sec. è intervenuta in maniera distruttiva sulle strutture e sulle decorazioni marmoree dell’ Anfiteatro. L’ esterno consisteva in tre ordini architettonici, sormontati da un grandioso attico analogo a quello del Colosseo.
Ellittiche erano l’arena e la cavea; quest’ ultima comprendeva tre recinzioni (ordini di gradini) con un dispositivo razionale di scale per la rapida ed ordinata  distribuzione del flusso degli spettatori.
La parte più interessante e meglio conservata dell’ Anfiteatro riguarda comunque i sotterranei, dove si conservavano le gabbie per le fiere, le macchine e tutti materiali per i giochi.
Questi ambienti sono formati da due corridoi rettilinei che si tagliano a croce e in un corridoio ellissoidale.
Quest’ ultimo presenta ai lati due piani di celle e in alto varie aperture attraverso le quali  le gabbie con le belve venivano innalzate con un sistema di carrucole fino all’apertura dell'arena.
Non mancarono nell’ Anfiteatro i martiri cristiani, tanto è vero che, secondo una leggenda, nel 305 San Gennaro, San Procolo e i loro compagni furono dati in pasto agli orsi nell’arena, ma, essendone usciti miracolosamente illesi, il giudice ordinò che venissero decapitati nei pressi della Solfatara.










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